VITERBO - Regione e Provincia insieme per confermare l'opposizione alla nascita nella Tuscia del deposito Sogin destinato ad ospitare le scorie nucleari, dal basso all'alto rischio.
Dopo mesi in cui molti comitati hanno letteralmente tirato per la giacchetta la Pisana, oggi finalmente una presa di posizione pubblica, avvenuta nella sala consiliare di Palazzo Gentili, dove, davanti a numerosi esponenti che si oppongono al deposito e tanti sindaci collegati telematicamente, l'assessore regionale per il ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero, Massimiliano Valeriani, ha parlato seduto accanto al presidente della Provincia, Alessandro Romoli.
Per Valeriani, che non si oppone comunque alla realizzazione del deposito, è necessario trovare altri territori: "Il Lazio ha pagato il prezzo più alto della storia nucleare del Paese, ospitando tre centrali, quella campana era proprio a confine, e questo è stato subito scritto come opposizione, perché il peso che abbiamo sopportato è già eccessivo, specie in un Paese che ha fatto scelte diverse".
Discutibile anche l'individuazione di Comuni della Tuscia così vicini a Roma: "Ogni nazione sta pensando come fare, ma noi rischiamo di essere l'unica a costruitre un impianto vicinissimo alla sua Capitale, con tutto quello che ne deriva in termini di sicurezza. Inoltre nel viterbese sono evidenti vincoli ambientali e paesaggistici che non si possono aggirare e la nostra scelta sul piano rifiuti non prevede che venga costruito un impianto di questo tipo. Queste osservazioni non sono state inviate questa estate perché i nostri server erano sotto attacco ma abbiamo presentato le controdeduzioni".
Le associazioni presenti, nei pochi minuti concessi per permettere a tutti di intervenire, hanno espresso soddisfazione per l'attenzione, dando comunque spunti di riflessione per la possibile battaglia futura, qualora sia mantenuta la Tuscia nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) destinata ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.
Così Crucianelli (presidente del Biodistretto della via Amerina e delle Forre) che ha puntato il dito contro la Sogin: "Perché non risponde alle nostre richieste? Perché la Regione non si impegna per ottenerle? Il seminario è stata una farsa?", un peso per la struttura statale, a cui aggiunge ancora una volta la vicinanza con Roma e il passaggio del suo fiume, il Tevere, proprio nei territori individuati tra i 66 iniziali della carta.
Perplessità sulla scelta anche da Marzia Marzoli (Italia Nostra Etruria): "Senza andare alle osservazioni che conosciamo, sottopongo la questione su uno dei siti scelti, nel cuore dell'Università agraria e ancora perché la Regione Lazio non ha reso pubbliche le osservazioni. E mentre la Sogin è silente, il 15 marzo sarà pubblicata la Cnapi e dal quel momento noi associazioni e comitati non avremo più voce".
In difesa della Regione è intervenuto il consigliere Panunzi: "Siamo qui tutti con un intento: l'opposizione al deposito. Come Regione, nella relazione abbiamo evidenziato l'importanza delle aree interne, i nostri biodistretti, con la prima legge regionale sugli stessi, e tante altre discriminanti, specie la vicinanza a Roma Capitale. Abbiamo avuto una condivisione totale con le vostre perplessità, unendo il fine, anche integrando quello che state esponendo ancora oggi".
Argomento caro anche al presidente Romoli, che si è messo a disposizione come Provincia: "Stiamo organizzando una cabina di regia per condividere informazioni, che eliminino il rischio di conoscenze parziali. Noi ci siamo come camera d'incontro, non solo come casa dei Comuni, ma anche per le associazioni coinvolte".
Altre perplessità, sempre dal territorio, partendo dall'Avv. Francesco Rosi (Comitato Maremma Viva), dopo aver riconosciuto alla Provincia l'impegno e l'apporto: "Ben venga questo tavolo che ci collega, perché è giusto che insieme si valutino alcuni aspetti tra loro contraddittori, noi siamo a disposizione, non può esserci un momento di silenzio, dobbiamo attivarci per mettere in evidenza le incongruenze". E ancora il professor Angelo Di Giorgio (Comitato Montalto Futura): "Tutte le regioni sono contrarie, tutti gli stakeholder lo sono, e questa è la foto del momento: da un lato la Sogin, dall'altro la contrarietà di enti pubblici, privati, associazioni e comitati. Dobbiamo tenere conto di quanto accaduto dalla fine del seminario ad oggi, e la posizione di debolezza attuale della Sogin, tra l'intervento della Guardia di Finanza e l'attacco hacker subito. Ricordo il documento della Camera sull'ecomafia, dove è stato evidenziato il ruolo discutibile di Sogin e criteri definiti dall'ente di controllo ISPRA (oggi ISIN), sottoposta a procedura di infrazione da parte dell'Europa in quanto non indipendente, evidenziata con le guide tecniche 30 e 32 uscite a giochi fatti, dopo la pubblicazione della Cnapi. Tutto questo rende il documento non valido".
Critico Stefano Aluffi Pentini, che per Verde Tuscia, anche a nome di Confagricoltura e Federalberghi, ha richiesto maggiore attenzione sull'argomento: "Sottolineo la totale mancanza di informazione nel territorio, talvolta superficiale. Purtroppo molti continuano a parlare di scorie fatte da rifiuti medici ma non si rendono conto che nel documento ci sono scorie ad alta intensità, che finiranno in deposito di superficie, cosa gravissima. Va lavorato sull'informazione, abbiamo prodotto scatoloni di documenti ma nessuno si rende conto del mostro che rischia di arrivare in questa provincia".
Parole che hanno portato la replica di Valeriani, che ha compreso l'allarme ma anche confermato l'importanza della realizzazione di un deposito: "Sono davvero d'accordo sull'unione di questo territorio, la sua richiesta di difesa. Confermo la necessità che la Sogin risponda pubblicamente alle osservazioni, vista la delicatezza della procedura, ma ora attraversa una fase complicata, direi poco edificante che magari la sta mettendo in difficoltà. Sono a disposizione, ben venga che si traduca in un tavolo questa modalità di confronto, noi ci siamo anche per trasmettere informazioni e aggiornamenti. Preciso che non sottovalutiamo la questione ma non possiamo essere contro al deposito a prescindere . Noi abbiamo ancora problemi con il nucleare, io più di tutti ho interesse che a livello nazionale venga realizzato un impianto che gestisca in sicurezza ciò che va gestito, l'impianto serve all'Italia ma nel luogo giusto e sicuro".
Dopo un anno di incertezza e paure, seguiti alla pubblicazione della Cnapi, ora i tempi stringono, tra poco più di un mese un secondo atto dovrebbe limitare notevolmente i siti, e non resta che vedere dove cadrà la scelta, e se sarà la Tuscia partirà la battaglia legale, specie dei comitati. E' difficile pensare ad un luogo adatto in Italia, almeno tra quelli finora proposti, perché ovunque si sono opposti e se è necessario un deposito per eliminare il rischio di quelli attualmente provvisori, resta difficile da capire chi potrà assumersi il rischio di inserire rifiuti ad alta pericolosà, che richiedono un deposito geologico, in una struttura di fatto realizzata in superficie e destinata solo a bassissima e bassa intensità.
Teresa Pierini